Informazioni
Informazioni principali sul sentiero
Come raggiungere il sentiero
Il sentiero inizia nei pressi sorgente della Lontra dove una sbarra impedisce l'accesso ai mezzi motorizzati.Toponimi del percorso
Incrocio 338 Bandera (1020), Neviere (1110), Incrocio 338a 336c Pian del Pero (1128)Punti di rifornimento idrico
Acqua della LontraDescrizione
Il sentiero parte dalla strada che congiunge la sorgente della Lontra con la Latteria. Inizia da una sbarra che blocca l’accesso ai mezzi motorizzati.
Dopo pochi metri si biforca. A destra conduce a punta Bandera, all’incrocio con il sentiero 338. A sinistra, seguendo un percorso a tornanti, raggiunge il pianoro punteggiato dalle antiche neviere del Faito e dai faggi secolari che le cingono. Proseguendo si arriva a Pian del Pero e di nuovo sul sentiero 338, a sud del Monte Cerasuolo.
Ambiente
Il sentiero è pregevolissimo dal punto di vista naturalistico. La parte iniziale è contornata da alberi di castagno, presenza insolita a queste quote, testimonianza del tentativo del Conte Girolamo Giusso, proprietario di larga parte del Faito nella seconda metà dell’ottocento di promuovere l’agricoltura montana del Faito. Il castagneto, cede progressivamente il passo al faggio e all’ontano napoletano. Sempre al conte Giusso dobbiamo la presenza della betulla bianca, albero caratterisitco dei climi freddi, tipico della vegetazione nord-europea.
Dal punto di vista faunistico, si segnalano le evidenti tracce di grufolamento dei cinghiali, nella zona precedente le neviere.
Informazioni storiche
I Faggi secolari del Faito (probabilmente tra gli esemplari pù longevi d’Italia), sono i testimoni viventi della ormai estinta industria della neve. Questi alberi bordano le neviere, le fosse dove, un tempo, nel periodo invernale si ammassava la neve caduta al Faito. Nei mesi estivi, la neve veniva cavata e trasportata in blocchi ai porti di Vico Equense e Castellammare di Stabia per essere venduta a Napoli. Il ruolo dei Faggi per l’industria della neve era così importante da essere protetti da apposite leggi che ne vietavano il taglio. L’industria della neve ha cessato di esistere nei primi anni del ‘900 con l’avvento delle macchine elettriche per la produzione del ghiaccio.
Cultura
Scriveva il botanico Fridiano Cavara nel 1914: «L’opera di trasformazione silvana del conte Giusso si è ispirata a criteri essenzialmente economici, oltre quelli di sperimentare nuove essenze, e di tentare qualunque possibile utilizzazione della montagna. Anzitutto ha volto il suo pensiero alla coltura del ceduo dì castagno, sia modificandone il turno dei tagli, sia facendo nuovi impianti di castagneti in quella parte più elevata che era prima a faggio o ad ontano napoletano, punto preoccupato della riuscita in vista dell’altitudine e natura litologica del terreno (calcare) che forma l’ossatura della montagna, in quantochè nelle buone esposizioni il castagno puòprosperare assai bene oltre gli 800 m., e d’altra parte il terreno a Castellamare, come in altri gruppi montuosi delle vicinanze di Napoli, si offre sempre ricco di sabbie e di lapillo vulcanico che lo modificano sostanzialmente nella sua struttura e lo rendono più che mai adatto alla cultura del castagno».
1 commento
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